“Cose vuol dire gestire bene i social, Davide?”
Solitamente per rispondere a questa domanda occorrono ore e ore di corsi, ma dalla scorsa estate so rispondere in maniera esaustiva usando solo 4 parole: “fare come la @dietista.camillabendinelli.”
Seguo i suoi social da agosto 2018 e sono rimasto subito ben impressionato da come gestisce il suo account Instagram anche rompendo, con la spregiudicatezza dei suoi 24 anni, certe usanze che alcuni social media manager considerano ormai dogmi.
In primis Camilla ha deciso di puntare su poche cose: un sito / blog molto semplice (inizialmente creato con WIX, poi evoluto nel tempo), una pagina Facebook, che è solo una vetrina e poco più, e poi Instagram, il suo cavallo di battaglia.
nome e keyword nel nome account (1); nome e keyword nel nome profilo (2); categoria scelta perfettamente (3); bio che ben esprime i tipi di contenuti che verranno pubblicati (4); l’hashtag di riferimento (5); il link sempre aggiornato (6); il canale IGTV per i video lunghi (7); le storie in evidenza (8) (scopri qui come realizzarle) e solo i pulsanti di call to action che servono (9) (se vuoi sapere di più su come mettere ordine nel tuo profilo Instagram leggi qui ).
Contenuto dell'articolo
Il primo che Camilla ha rotto è quello di affrontare un argomento complesso come l’informazione alimentare su Instagram, social che sembra più destinato alla frivolezza che all’approfondimento.
Ecco che anche un secondo dogma viene meno: non più stitiche descrizioni con qualche frase banale, o peggio, citazioni famose o frasi motivazionali, ma ogni foto è accompagnata da una lunga e approfondita descrizione che racconta una ricetta, un’abitudine alimentare da prendere o da abbandonare.
E l’apprezzamento del pubblico è tangibile non solo dal numero di follower che è riuscita a guadagnare in poco più di un anno, ma anche dalla quantità e qualità dei commenti che ogni foto raccoglie; tanti, reali e sempre incentrati all’argomento del post.
Segno inequivocabile che le persone su Instagram leggono anche quelli che sembrano “blog post”.


Spesso organizza delle dirette dedicate ad uno specifico tema … a volte in collaborazione con altre persone sfruttando le “dirette a due”.
Ciao Camilla, innanzitutto grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande.
Da quanto hai aperto i canali social e cosa ti ha fatto dire “devo aprire i social”?
Ciao Davide grazie a te per l’opportunità! Ho aperto le pagine lavorative di Instagram e Facebook a gennaio 2018 in concomitanza con l’inizio della libera professione, ma ho iniziato ad utilizzarli con costanza solo da marzo/aprile.
C’è da fare un distinguo tra Facebook e Instagram: il primo è una sorta di locandina che dice “ciao esisto, faccio questo, in questo posto e con questi orari”. Il secondo, insieme al blog del mio sito, è invece di enorme supporto alla mia attività ambulatoriale.
Dalle ricette, all’approfondimento di certi argomenti, ai diversi spunti e abbinamenti culinari, alla ‘quotidianità del mangiare correttamente’. È difficile far passare tutto solo nelle sedute ambulatoriali, invece così li bombardo di continuo 😉
Vedo che li gestisci in prima persona e lo fai davvero molto bene. Dove e come hai imparato a farlo così bene e come fai ad essere così sempre sul pezzo con le novità dei social?
Oh grazie! Io mi sento spaesata ogni giorno quando apro Instagram ahah.
In realtà imparo giorno per giorno. Guardandomi intorno ho capito che ci sono mille fattori che ‘funzionano’, alcuni mi piacciono, altri per nulla. Ho tenuto ciò che mi piace, ho deciso a cosa dedicare la maggior parte del tempo (ad es. poco tempo alle foto e tanto al blog) e l’ho unito alla curiosità per questo digital marketing e per la tecnologia. Ma devo ancora migliorare tantissime cose, ad esempio la pagina Facebook 😉
All’inizio pubblicavo una volta al giorno, non di più, ma con costanza. Con l’andare del tempo invece ho imparato ad utilizzare il feed come un sunto di quanto detto nelle stories o nel blog nei giorni precedenti, oppure come canale parallelo quasi scollegato dalle stories (mi capita ad esempio quando pubblico una ricetta).
Lo uso per fissare punti e concetti, traccio la linea di quanto accade nelle settimane in un Instagram fatto soprattutto di stories con la data di scadenza.
Non mi sono ovviamente permesso di seguirti anche sui profili personali, ma ti faccio questa domanda: per esperienza (diretta o indiretta) ho notato che per un libero professionista è una “fatica”, soprattutto su Instagram, avere il profilo personale e quello professionale.
Tu riesci a gestirli entrambi e a essere costante su entrambi (ad esempio c’è chi è convinto che sia meglio avere un solo profilo) ?
Assolutamente no, non riesco!
Non sono mai stata una persona super social, anzi, però da quando ho l’account lavorativo ho trascurato completamente quello personale. Ho pensato più volte di cancellarlo ora che uso praticamente solamente quello lavorativo, ma mi dispiace per le foto.
Alla fine non voglio farlo crescere e non mi dà alcun fastidio che se ne stia lì con i suoi timidi 400 followers a ricordarmi che non sono ‘solo’ una dietista.
Sarebbe più semplice unificarli se mi occupassi di lifestyle, di moda o di food, ma io sono un professionista della salute, ogni cosa che faccio è un ‘esempio’ e la vita privata ci può stare fino ad un certo punto. Ho bisogno di preservare un po’ di privacy e foto brutte.
Che obiettivi ti sei data quando hai aperto i social? Li stai raggiungendo e come li stai misurando?
Nessun obiettivo particolare, anche se sicuramente un occhio ai follower lo diamo tutti. Però sinceramente la cosa che mi ha davvero colpito è stata vedere che le persone sono presenti quando parlo, ascoltano ciò che ho da dire e agiscono di conseguenza.
Questo è l’obiettivo più grande: indurre un cambiamento positivo, tramite un canale così bistrattato e mal utilizzato come i social. Meno poeticamente, più che i follower io percepisco l’engament, ovvero il rapporto di fiducia e di partecipazione che si è creato.
Un esempio per tutti sono le consulenze online: preferire una consulenza online ad una consulenza con la persona fisica significa che quella persona non cerca una dietista genericamente parlando, ma vuole proprio te, col tuo modo di lavorare.
Per me è la cosa più bella.
Ho visto che hai lanciato l’hashtag #skuolalimentare volutamente con la K. Posso chiederti perché?
Non tanto per dare un tocco “giovine” alla cosa, quanto perché saltasse all’occhio e non si confondesse con altri hashtag che si riferissero ad esempio ad un corso di cucina o ad un istituto alberghiero, non so.
Poi io mi diverto tantissimo ad usare slang, espressioni abbreviate o modi di dire etichettati come da ‘giovani’ (ad esempio la K al posto della C andava di moda 10 anni fa e tutti quelli della mia generazione – me compresa – l’hanno utilizzata, è un fenomeno sociale che a me fa davvero troppo ridere e lo utilizzo con molta autoironia).
Guardando l’account di Camilla si possono imparare almeno 3 cose per gestire bene i social:
1. non guardare il numero di follower o di like: certo ora Camilla ne ha tanti, ma per il suo lavoro è molto più importante avere la mail piena di richieste di consulenza;
2. non aver paura a parlare di argomenti anche complessi;
3. non aver timore a scrivere descrizioni lunghe: le persone se interessate, leggono, commentano… e poi mandano mail 😉
Conclusioni
Ecco un altro bellissimo esempio di come si possano gestire bene i social senza avere un social media manager, art director, un copy, un community manager e via discorrendo.
Per gestire bene i social servono passione per il proprio lavoro, un minimo di dimestichezza con gli strumenti, ma soprattutto, convinzione che siano uno strumento importante. Pazienza nell’aspettare i risultati e capire bene quali sono i risultati che contano.
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